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La pandemia ha messo radicalmente in discussione la concezione del progresso come processo di crescita infinita. Il libro ne segue il percorso, che ha impattato su una società già sfibrata dalla crisi economica, dalla mancanza di coesione sociale e dalla debolezza e autoreferenzialità della politica. E' sembrata, dapprima, emergere la convinzione che per vincere il virus non fossero sufficienti gli strumenti della scienza, ma fosse necessario un profondo cambiamento istituzionale e sociale. Ma, rapidamente, lo slogan "non saremo più come prima" si è trasformato nel suo contrario: la volontà cioè di riportare le lancette esattamente al punto di partenza. Per contenere i contagi ed evitare il collasso del sistema sanitario si è puntato tutto sul vaccino e si è rinunciato ad investire sulle misure di prevenzione che sarebbero state necessarie, con particolare riguardo agli ambienti di lavoro, alla scuola e ai trasporti. Il green pass si è trasformato in uno strumento di pressione sempre più invasivo, che ha finito per impattare col diritto al lavoro e per fare da moltiplicatore al tasso di intolleranza presente nella società, cogliendovi i presupposti per una "dittatura sanitaria".